Illimani nord  6439 m

Una spedizione aperta a tanti Soci? 

Sì… per festeggiare degnamente, insieme ad altre iniziative, il 25° anno di fondazione della Sottosezione.

l’Illimani Nord: lo spigolo a sinistra della parete sud, questo è l’obiettivo! Foto 1

foto 1Così nasce la “Spedizione Sociale” nell’agosto del 1989 in Bolivia, partendo dal vicino Perù alla scoperta del mondo Inca.

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Una montagna che si innalza all’estremità meridionale della Cordillera Real e domina la Paz, capitale della Bolivia. Il nome, sembra derivi dall'aymara Illi mani ("aquila dorata").

L'Illimani con le sue quattro cime, è la terza montagna più alta delle Ande Boliviane. Le quattro cime sono Pico del Indio (6109m), Pico Norte (6403m), Pico Central (6362m) e Pico Sur (6438m).

Tornare là, su quella montagna dove, nel 1973, Carlo Nembrini scendendo verso il bivacco del “Nido del Condor, perse la vita, fu la spinta per scegliere la meta. Carlo guidava una spedizione del CAI, alla quale le autorità locali chiesero di intraprendere una ricerca di Pierre Dedieu e dello scalatore boliviano Ernesto Sánchez, scomparsi qualche mese prima durante una salita alla vetta.

Anche dopo molti anni il legame con Carlo era sempre vivo, in quanto aveva lasciato un indelebile ricordo in tutto l’ambiente alpinistico nembrese. 

Il desiderio di vivere una esperienza di questa portata con tanti amici su quella montagna, fu il collante che aiutò a superare tutte le difficoltà.

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Furono 15 i componenti, tutti pronti a sobbarcarsi le fatiche di una organizzazione, sempre laboriosa, per la spedizione extraeuropea.

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Il 6 agosto, dopo accordi per il trasporto del materiale, per acclimatarsi si inizia con la salita alla stazione sciistica più alta del mondo (5375 m) sul ghiacciaio del Chalcantaya. (Stazione sciistica ora abbandonata, in quanto il ghiacciaio, nel 2009, è scomparso). thumb foto 5 Dopo aver allestito il campo uno, il 9 agosto si trasporta il materiale per istallare il campo due. Le tende saranno montate a “un centinaio di metri dal luogo dove era caduto Carlo Nembrini”

Giorno dopo giorno, l’avventura prende piede, ma si rivela subito non facile: tanta la neve farinosa!  Sono le 4,30 del 10 agosto quando si parte per la vetta. La quota toglie il fiato e qualcuno deve tornare. Due cordate formate da Maestrini-Lecchi e Pelucchi-Guarachi, proseguono con determinazione e raggiungono la vetta del Pico Sur: sono le 16,00!!

Scendono al campo 2, ma non possono andarsene senza tentare di salire l’altra cima: il Pico del Indio. Il 11 agosto, il gruppo ritorna al campo uno mentre Maestrini e Guarachi montano la tenda a 6000 m. Il giorno dopo partono per la salita. Subito si presenta ostica e la cresta che devono percorrere “E’… molto sottile, con neve farinosa, che ci obbliga a volte a procedere a cavalcioni”. L’attenzione rimane alta, ma non rinunciano e la loro determinazione li premia: la vetta è raggiunta!!

Qualche veloce abbraccio e poi si scende al campo due. Solo qui Maestrini si accorge dei congelamenti ai piedi, ma l’impegno per smontare il campo lo assorbe. E’ il 13 agosto e quando sono a La Paz, e qui si evidenzia la gravità dei congelamenti, dovendo ricorrere alle cure dell’ospedale di Munaylpata. “La guarigione definitiva avverrà molto tempo dopo in Italia”

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Franco Mestrini, sull’Annuario CAI del 1989, ci descrive la salita senza enfasi o trionfalismi, in quel modo soffice che solo lui sapeva raccontarci, facendoci vivere l’entusiasmante avventura. 

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L’Annuario CAI 1989, dove è riportata la cronaca della spedizione, lo potete trovarlo presso la nostra biblioteca.

Le frasi in corsivo sono di Franco Maestrini.

p.g

Agosto 2021

Club Alpino Italiano

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